Milano

la cittą di Milano racconta la sua storia, l'arte, i musei, il Duomo, le chiese e i monumenti, le manifestazioni e gli eventi, la cucina e i vini, la vita notturna

Metropoli d’Italia del noed, capoluogo di provincia e della regione Lombardia, Milano erge al centro della Pianura Padana, tra le Prealpi e il Po e tra il Ticino e l’Adda. Capitale economica ed finanziaria, importante centro istituzionale e culturale, è la seconda città più popolata d’Italia, dopo Roma, con 1371.000.
Tipica città di pianura, rispecchia nella forma circolare della pianta il suo graduale ampliamento avvenuto nel passato in modo uniforme in tutte le direzioni, intorno al nucleo centrale primitivo. Attualmente Milano tende a ingrandirsi, in misura diversa, nelle varie direzioni, secondo una nuova struttura urbanistica più rispondente alle esigenze moderne.

Sede di diverse industrie particolarmente operose nei settori metalmeccanico, siderurgico, chimico-farmaceutico, meccanico, petrolchimico, grafico-editoriale, alimentare, ottico, radiotecnico, tessile e dell’abbigliamento, domina per volume di traffici commerciali.
Favorita dalla posizione geografica. Milano è un centro di informazione di primaria importanza: dalla città si diffondono linee ferroviarie e stradali nazionali e internazionali e la quasi interezza delle autostrade italiane (per Venezia, Bologna-Roma-Napoli, Genova e Torino). È inoltre servita da via d’acqua costituite da canali artificiali, detti Navigli (Naviglio Grande e della Martesana) che la collegano con il sistema Ticino-Po e con Pavia.

CENNI STORICI
L’antica Mediolanum, cosi chiamata dai romani sin dal III secolo a. C. per opera dei Galli Insubri. I romani la conquistarono con Gneo Scipione nel 222 a. C., ma la città ottenne il regime municipale solo nel 49 a. C. Dal IV al V secolo fu capitale dell’impero romano d’Occidente e, per merito di Sant’Ambrogio, si affermò come uno dei centri più vivi del nuovo mondo cristiano. Dal V secolo fu occupata dai Bizantini, dai Goti e poi dai Longobardi, che la tennero per duecento anni. Attorno all’anno Mille era già la più popolosa d’Italia e divenne il più illustre e attivo centro della pianura Padania per le sue manifatture laniere, della seta e per l’artigianato dei metalli e delle armi.

Il periodo che va dall’XI al XIII secolo, coincide con il costituirsi e il consolidarsi del libero comune, sconfitto poi Federico Barbarossa, che voleva ristabilire il dominio imperiale. Dal XIV al XVI secolo la città passò sotto la signoria dei Visconti e poi degli Sforza, fono a diventare capitale del regno di Milano. Alla fine del quattrocento Luigi XII re di Francia, si impadronì del ducato ed ai francesi, nel 1535, subentrarono gli spagnoli, che governarono fino ai primi del settecento.
Nel 1707 iniziò il dominio austriaco, che durò fino alla conquista napoleonica del 1796. Alla caduta di Napoleone fu restaurata la dominazione austriaca, ma iniziarono i primi moti rivoluzionari per l’indipendenza nazionale, che sfociarono nelle “Cinque giornate di Milano” (1848), quando gli austriaci vennero scacciati dalla città.

Dalla seconda metà del XIX secolo iniziarono a svilupparsi le nuove industrie metal meccaniche,tessili, chimico-farmaceutiche e per la lavorazione della gomma. A partire dal nuovo secolo il capoluogo lombardo divenne il centro della grande industria italiana. Durante la seconda guerra mondiale fu una delle città più gravemente colpite dai bombardamenti aerei, che ne ridussero al minimo la capacità produttiva e ne sconvolsero la vita in tutti i settori. Gravi furono soprattutto i danni che subirono i monumenti storici, in parte irrimediabilmente perduti, ma per lo più successivamente restaurati. Dal 1946 il rilancio delle attività industriali, commerciali e economiche ha avuto un veloce sviluppo, che ha portato di nuovo la città ad essere il centro della vita produttiva ed finanziaria del Paese.

ARTE
Dell’epoca romana rimangono solo la basilica di San Lorenzo e 16 colonne corinzie di un edificio del III secolo. Iscrizioni, sculture, frammenti architettonici e mosaici si conservano nel Museo Archeologico.
Il medioevo fu contrassegnato da un intenso fervore costruttivo che testimonia il ruolo di primo piano svolto da Milano, accanto a Roma, Ravenna e Napoli. Insigni testimonianza dell’epoca sono le basiliche di Sant’Ambrogio, di Sant’Eustorgio e il palazzo della Ragione. La pittura di questo periodo è documentata soprattutto da miniature: ricordiamo a proposito i codici in Sant’Ambrogio e nella biblioteca Ambrosiana.
Durante il rinascimento, per impulso soprattutto di Gian Galeazzo Visconti, Francesco Sforza e Ludovico il Moro, sorsero i maggiori monumenti della città: il Duomo, l’Ospedale maggiore, il Castello Sforzesco, Santa Maria delle Grazie e San Siro. Tra i sommi artisti furono attivi il Bramante, Leonardo. Sono anche da ricordare Vincenzo Foppa, Bernardino Butinone, Zenale e Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone.

Le arti minori ebbero in epoca rinascimentale un forte sviluppo, specie sotto il raffinato mecenatismo di Ludovico il Moro. Durante il XV secolo prosperò a Milano l’industria del arazzo, ad opera dei lavoratori tedeschi e fiamminghi, tanto che vi giungevano commissioni anche dalle corti di Francia e Germania.

Nel periodo Barocco i due maestri maggiori furono Fabio Mangone (palazzi dell’Ambrosiane e del Senato) e Francesco Maria Richini (chiesa di san Giuseppe, numerosi palazzi, cortile del palazzo di Brera). Le opere pittoriche più importanti furono gli affreschi del Tiepolo nei palazzi Clerici e Archinti e le tele di A. Magnasco.

Durante il neoclassicismo l’architettura conferì alla città la sua caratteristica fisionomia, lasciandovi espressioni di tre successivi periodi.
Il primo, contrassegnato da un neo-palladismo, trova il suo esponente in Giuseppe Piermarini, cui sono dovute le Villa Reale di Monza, il Teatro della Scala e il palazzo Belgioioso.
Il formalismo del secondo periodo neoclassico è rappresentato da L. Cagnola (arco della pace) e da L. Canonica (arena). Nel terzo periodo, che corrisponde alla restaurazione, l’architettura abbandonata il severo stilismo imperiale e torna alla schietta interpretazione dell’arte palladiana.

Nella pittura neoclassica il caposcuola è Andrea Appiani, che nei fregi di palazzo reale fu chiamato a esaltare le gesta di Napoleone.
Nel XIX secolo primeggia a Milano, in architettura, G. Mengoni, autore della galleria Vittorio Emanuele II- in pittura il movimento romantico ebbe il suo caposcuola in F. Hayez. Chiudono l’ottocento pittorico i maestri del divisionismo: Previati, Segantini e Grubicy.
Nel periodo attuale assistiamo, in architettura, a un completo rinnovamento del volto della città. il rapido sviluppo industriale e le crescenti esigenze del traffico hanno dato luogo a una radicale trasformazione urbanistica ed edilizia.
Di seguito, vi descriviamo i maggiori monumenti della città:

BASILICO DI SAN LORENZO
È la più considerevole testimonianza dell’arte paleocristiana a Milano. Fu costruita nel IV secolo con materiali derivati da edifici romani, ma alla fine del cinquecento fu restaurata la parte centrale. È a pianta centrale con 4 torri angolari e 3 cappelle, ed è anticipata da 16 colonne di età imperiale.
All’interno è imponente il vano circolare, con esedre, cupola e matronei, cinto da un ampio deambulatorio. Di particolare attrattiva la cappella di Sant’Aquilino, del IV secolo, che mantiene intatte le forme originarie.

LA BASILICA DI SANT’ABROGIO
Insieme al duomo è l’edificio sacro più importante di Milano. La basilica originaria sorse ai tempi di Sant’Ambrogio, fu restaurata e allargata nell’VIII e nel IX secolo e assunse l’aspetto romantico tra l’XI e il XII secolo. La chiesa è preceduta da un atrio rettangolare a portici, innalzato dopo il 1080. La facciata è grandiosa, con due loggiati sovrapposti, di cui il superiore è a cinque arcate digradanti. Ai lati si elevano due campanili; quello di destra, detto dei monaci, è del IX secolo, quello di sinistra, detto dei Canonici, a lesene ed archetti, è del XII secolo. L’interno a tre navate, conserva pregiati opere d’arte: il “Sacello di San Vittore in ciel d’oro”, risalente al IV secolo e ricoperto di splenditi mosaici del V secolo; il “ciborio”, che s’innalza al centro del presbiterio su quattro colonne antiche di porfido ed è ornato nel baldacchino di stucchi colorati lombardo-bizantini del X secolo: l’altare maggiore, opera del maestro Volvinio (835), completamente conseguito in argento, oro, smalte e pietre dure.

CASTELLO SFORZESCO
Il castello principale edificio civile del rinascimento a Milano, fu innalzato a partire dal 1450 su una antecedente costruzione viscontea del XIV secolo. Richiesto da Francesco Sforza come dimora principesca , fu allargato e decorato sotto Galeazzo Maria Sforza e Ludovico il Moro. Tra il cinquecento e il seicento gli spagnoli lo modificarono in una vera e propria fortezza. Caduto in seguito in abbandono, è stato restaurato da Luca Beltrami. Si presenta adesso nella forma di un vasto quadrilatero, con mura merlate, tre porte d’accesso e grosse torri circolare agli angoli. All’interno si apre un vasto cortile, Piazza d’Armi chiuso in fondo da tre edifici: la Rocchetta, la torre di Bona di Savoia, e la corte ducale dai gotici finestroni in cotto.
La struttura ospita il Musei del Castello, che contengono raccolte di pittura, scultura e arti applicate, stampe e l’archivio storico del comune, tra le sculture va menzionato “Pietà di Rondanini”, ultima opera di Michelangelo; tra i dipinti, un polittico di Benedetto Bembo, “Madonna con il bambino” di Giovanni Bellini, “Madonna e santi” del Mantegna, il ritratto d’Uomo” del Correggio e il “Ritratto Soranzo” di Tintoretto.
Dietro al castello si estende un bel parco, all’inglese, all’interno del quale si trovano l’arena Civica, l’Aquario Civico, l’arco della pace e il moderno palazzo dell’arte.

CENACOLO VINCIANO
Sulla parete di fondo della mensa dell’ex convento dei Domenicani, si può osservare uno dei più celebri affreschi del mondo. Leonardo da Vinci lo affrescò per Ludovico il Moro tra il 1495 e il 1497 e riproduce “l’ultima cena” di Gesù, nel momento in cui Cristo rende noto il prossimo tradimento di uno dei apostoli.

CHIESA DI SAN SIRO
Capolavoro del primo rinascimento, la chiesa fu progettata dal Bramante nel 1478. La facciata è stata rifatta in epoca moderna su canoni cinquecenteschi. Sul retro si innalza una torre campanaria romanica, eretta alla fine X secolo. Nell’interno, di proporzioni modeste, sono interessanti il battistero ottagonale, del Bramante, e la cappella della Pietà, che risale al IX secolo.

CHIESA DI SAN NAZARO MAGGIORE
La chiesa originaria fu costruita ai tempi di Sant’Ambrogio (386) che vi ricevette le reliquie di San Nazaro, gran parte della costruzione cruciforme è del IV secolo, ma la parte absidale e il tiburio sono dell’XI secolo. La chiesa è anticipata dalla Cappella Trivulzio, innalzata dal Bramantino tra il 1512 e il 1550.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE
È una delle più stupende chiese dell’età rinascimentale: fu costruita tra il 1466 e il 1490 in forme gotico-lombarde da G. Solari e cambiata poi dal Bramante, al quale si devono la parte absidale o tribuna, a forma di grande cubo triabsidato, e il tiburio poligonale a galleria. L’interno, a tre navate, deve il suo fascino specialmente alla tribuna rinascimentale del Bramante, oltrepassata da una bianca cupola modellate da quattro grandiose arcate e arricchita da una sobria decorazione a graffito, a motivi vari e con figure di Santi. Dalla tribuna si passa al chiostrino, sempre del Bramante, cinto da portico ad arcate su snelle colonne.

CHIESA DI SANTA MARIA PRESSO SAN CELSO
La chiesa fu costruita tra il XV e il XVI secolo con il concorso dei più grandi architetti dell’epoca. È anticipata da un elegante atrio cinquecentesco ed ha una vivace facciata, con cariatidi, colonne, finestre e altri elementi decorativi.
L’interno a tre navate, contiene varie opere d’arte: statue di Lorenzi e Fontana, tele di Pris Bordone, Moretto e del Gaudenzio Ferrari, un sarcofago del IV secolo e, nella navata sinistra, il Presepio del Bergognone.

DUOMO
È il maggiore opera architettonica religioso della città e il più esteso edificio che l’architettura gotica abbia alzato in Italia. Situato in Piazza del Duomo, il centro geometrico di Milano, misura 11.50 metri quadrati, è lungo 158 metri, largo 93 metri ed è sormontato da innumerevoli guglie, la più elevata delle quali misura 109 metri.
La costruzione iniziò nel 1386, durante il regno di Gian Galeazzo Visconti e proseguì fino al XIX secolo. Alla direzione dei lavori si successero maestri lombardi, campionesi, francesi e tedeschi. Tale collaborazione fece del Duomo il monumento italiano più strettamente ispirato alle costruzioni gotiche d’oltralpe. Ma non sarebbe corretto vedere un imitazione delle forme architettoniche francesi e tedeschi che poiché i maestri italiani interpretarono la lezione tardo gotica del Nord sulla base della tradizione locale dell’edificio a navate digradanti, dilatato nel senso della larghezza e robustamente definito dell’alto zoccolo che ne cinge esternamente la base. Le forme della tradizione lombarda vennero quindi aggiornate alla base delle conquiste più avanzate dell’architettura del Nord e vitalizzate da una ricchezza decorativa che invade e trasfigura la struttura architettonica.

La facciata fu cominciata dal Pellegrini nella seconda metà del XVI secolo e conclusa nel 1813 per volontà di Napoleone. È la parte meno vivace e armonica dell’intero complesso, baroccheggiante nella zona inferiore e ricondotta alle forme gotiche nella parte superiore. È aperta in corrispondenza delle navate da cinque portali cinquecenteschi con moderne porte in bronzo. Più in alto, dopo i finestrini gotici, inizia il gioco delle guglie. Sia i portali sia i basamenti dei pilastri sono ricchi di bassorilievi che risalgono al XVII e XVIII secolo.
Le fiancate della cattedrale, erette tra il XV e il XVIII secolo, sono scanditi da quaranta contrafforti uniti ai pilastri con archi rampanti. Di particolari interesse, sul retro, è l’insieme del transetto e dell’abside trecentesca, coronata da guglie sempre più alte, fino a quella centrale, posta sopra il tiburio. Su tutto l’insieme si trovano statue eseguite tra il XIV e il XIX secolo. Il grande afflusso di maestri provenienti dalla Francia, dalle Fiandre, dai paesi tedeschi e da varie regioni d’Italia, provoca profonde trasformazioni nei modi della scultura, dominata nel trecento dai maestri Campionesi rapidamente soppiantati, nella prima fase della costruzione milanese, dalle nuove correnti più pittoriche, più ornate, più espressive.

La tendenza agli effetti pittorici e all’esuberanza dei giochi lineari sono state stimolati anche da numerosi modelli forniti da pittori e dai miniatori. Tra questi il personaggio di maggior spicco attivo per il cantiere è Giovanni de’ Grassi, incaricato stabilmente dal 1391 come ingegnere.
Le carte d’archivio documentano svariati incarichi, dall’esecuzione di uno stendardo processionale, di dorature coloriture di statue e decorazioni, alla predisposizione dei disegni per finestroni, capitelli gruppi scultorei e rilievi.
A lui pare si debbano l’idea e il progetto della originaria soluzione del tiburio e dei piloni a fascio coronati alla sommità da originalissimi allungati capitelli con nicchie che contengono statue di santi e profeti.

In seguito, cosi come avvenne nella pittura, anche nella scultura prevalse un fare più esuberante e calligrafico. In questa fase fu determinante il peso di Michelino da Besozzo, documentata negli archivi, tra il 1404 e il 1442.
L’immensa mole architettonica fornì per decorazione scultoria (guglie,contrafforti,cornici, edicole, doccioni, capitelli ecc.), un campo talmente vasto da alimentare il cantiere ininterrottamente fino all’ottocento.

In vasto interno, suddiviso in 5 navate, è illuminato dalla luce che penetra dalle splendide vetrate policrome, creando un’atmosfera di mistica solennità. Nella navata destra si trova il sarcofago di Ariberto da Intimiano, arcivescovo di Milano, creatore del carroccio. Nel transetto destro è il grande monumento tombale di Gian Giacomo Medici, opera di Leone Leoni (1563). Al centro del transetto è situato il tiburio e di seguito si accede al presbiterio, progettato alla fine del cinquecento da Pellegrini. Attorno al tiburio un magnifico coro ligneo a tre ordini. Sotto il presbiterio si apre la Cripta; in un locale attiguo, si trova il tesoro, con preziosi avori, argenti e oreficerie. È possibile salire sui terrazzi, nella selva di guglie, dove si gode un vasto panorama.

EX OSPEDALE MAGGIORE
Chiamato anche “Ca’ Grande”, fu costruito nel 1456 da Francesco Sforza per circo cinquecento anni fu l’ospedale maggiore di Milano. Attualmente è sede delle facoltà umanistiche dell’Università statale. L’ala quattrocentesca, opera del fiorentino Filarete, è formata da un portico di arcate in basso e di un piano di bifore in cotto. All’interno si aprono un grandioso cortile a portico e loggia e quattro piccoli cortili del Filarete.

FONDAZIONE ANTONIO MAZZOTTA
La fondazione Antonio Mazzotta è stata inagurata nel 1994 in un area espositiva ricavata dalla riorganizzazione di un deposito di sete ottocentesco (Foro Bonaparte, 50). La fondazione è luogo museale della collezione Mazzotta consistente soprattutto in opere su carta di grandi maestri a partire dalla secessione di Klimt, Klee, Grozs, Schiele sono tra gli autori maggiormente rappresentativi. La fondazione si ispira al modello delle istituzioni americane private e prepara continuamente mostre d’arte moderna e contemporanea di grande rilievo. La collezione è presentata a rotazione, spesso seguendo linee tematiche consigliate dalla mostra principale in programma. Molte delle mostre sono conseguite in cooperazione con i musei stranieri e italiani e vengono in seguito mostrate in altre importanti sedi in Italia e all’estero.

GALLERIE D’ARTE MODERNA
Nella civica galleria d’arte moderna, accolta nella Villa Reale di via Palestro è documentato lo sviluppo dell’arte dell’ottocento, dal neoclassicismo milanese al movimento romantico italiano, al manifesto realistico delle “scuole” (lombarda, piemontese, dei Macchiaioli toscani, di Possilipo), all’influenza in Italia dei modi dell’impressionismo francese, al verismo ed al Divisionismo. Le sale di rappresentanza della villa sono state allestite con mobili, pitture, sculture, candelabri corrispondenti all’ambiente, con l’effetto di dare degli esempi di arredamento signorile lombardo dell’età neoclassica all’età romantica.
In quelle sale è largamente documentato il panorama della pittura lombarda della sua crescita cronologico dall’accademismo neoclassico (Knoller, Appiani) al primo romanticismo. Per quanto riguarda l’ottocento italiano, sono rappresentati i seguenti pittori: Signorini, Lega, Ranzoni, Fattori, Segantini, Mancini, De Nittis e Boldini; per il secolo seguente Boccioni, Balla, Spadini, Tosi, Morandi e Guidi. Assegna speciale prestigio alla raccolta il gruppo dei pittori francesi dell’ottocento e del novecento, tra cui appaiono grandi nomi come quelli di Corot, Boudin, Millet, Manet, Cezanne, Gauguin, Morisot, Bonnard e Vuillard.

GRATTACIELO PIRELLI
Costruito nel 1959 e alto 127 metri, il grattacielo Pirelli è il simbolo architettonico della Milano moderna. Ha la figura rastremata alle estremità, spezzata sullo spigolo da un solco verticale d’ombra. Dal 1978 è della regione Lombardia.

MONASTERO MAGGIORE
Iniziata nei primi del cinquecento, la chiesa del Monastero Maggiore o di san Maurizio, è un capolavoro d’arte rinascimentale lombarda. Di particolare interesse è l’interno, interamente affrescato dal Luini, da C. Piazza e A. Campi. Sono del Luini gli affreschi sul tramezzo che divide in due la navata, le storie della vita di Santa Caterina nella terza cappella e le storie della Passione nel Coro delle Monache.

MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
Il CIMAC (civico museo d’Arte contemporanea), aperto al pubblico nel 1984, occupa al momento le sale del secondo piano di palazzo Reale. La parte più precisamente storica contiene opere di Boccioni e del Futurismo; opere di Modigliani, Gino Rossi, Severini; opere di artisti facente parte in varia misura al novecento o in ogni modo all’arte italiana tra le due guerre (Martini, Carrà, Sironi, Rosai, Funi, Tosi, Campigni, Morandi, Guidi, De Pisis). Sono documentati anche aspetti della reazione al novecento: il primo astrattismo italiano (Soldati, Licini, Rho, Galli, Radice); la scuola romana (da Scipione e Mafai); Birolli e gli artisti di “Corrente” (Manzù, Sassu); l’ambiente torinese; Il chiarismo lombardo fino alle opere attuali del panorama italiano (Merz, Valentini, Icaro, Coletta, Griffa, Paladino, Turcato, Boetti, Novelli, Spagnulo). è inoltre da segnalare la recente acquisto della collezione Jucker con 40 opere tra le più rilevanti del panorama del ‘900 europeo quali: Kandinsky, Mondrian, Matisse, Picasso, Klee, Morandi, Sironi.

MUSEO DEL CINEMA
Il museo del cinema della Cineteca Italiana è articolata in varie sezioni e comprende: le collezioni precinema, la fotografia, le origini e gli sviluppi tecnici e artistici della cimato grafia, la grafica pubblicitaria, le raccolte dell’archivio storico dei film. Il materiale museografico costituisce il motivo di grande interesse, non solo per gli studiosi e i ricercatori, ma anche per il pubblico in generale, in quanto offre al visitatore documenti, cimeli, apparecchi, bozzetti scenografici, modelli e materiali vari che illustrano le origini e lo sviluppo del cinema.

MUSEO DEL DUOMO
La visita del Duomo merita di essere compiuta con quella del museo, allestito vicino ad esso. Si tratta di una raccolta di grande importanza non solo perché offre dati più importanti della vita sei volte secolare del monumento, ma anche perché autorizza di staccare più da vicino molti elementi che scampano in un cosi grandioso complesso. Il museo, che occupa ventuno sale terreno del palazzo, contiene la documentazione più viva diretta delle origini e delle fasi salienti della celebre edificio, ossia l’affermazioni più singolari della sua lunga vita: studi, disegni, progetti originali di riforme e di completamenti, tra cui notevoli i vecchi modelli in legno dei secoli XVI e XVII secolo, che riproducono l’edificio nel complesso e nei particolari, nonché quanto di meglio è stato offerto specialmente tra il 1886 e il 1888, nel famoso concorso mondiale per la nuova facciata.

PINACOTECA AMBROSIANA
La pinacoteca Ambrosiana, insieme ad una biblioteca ricca di pregiati manoscritti, ha sede in un severo palazzo innalzato per volontà del cardinale Borromeo nel 1609. Vi sono conservati dipinti, sculture e oggetti principalmente di scuola lombarda e veneta dal XV al XVIII secolo e una collezione di disegni. Tra le opere più importanti: “Madonna col bambino” di Botticelli,Madonna, Angeli e santi” del Bergognone, “Adorazione di pastori” del Bramantino, “Il musico” di Leonardo, “Beatrice d’Este" di De Pretis, il cartone della scuola di Atene di Raffaello, “Canestra di frutta” del Caravaggio.

PINACOTECA DI BRERA
Il palazzo di Brera, cominciato dal Richini nella seconda metà del XVi secolo e poi terminato dal Piermarini nel settecento, ospita la Pinacoteca, composta in maggioranza di opere della scuola lombarda e veneta dal XV al XVIII secolo. Tra le più rilevanti: il “Ritratto di Porcia” e “ San Girolamo” di Tiziano, la “Pietà” di L. Lotto, “Cena in casa del Fariseo” e “Gesù nell’orto” del Veronese, “Ritrovamento del corpo di San Marco”e la “Deposizione” del Tintoretto e tanti altri.

TEATRO DELLA SCALA
È uno dei teatri lirici più importanti del mondo. Deve il suo nome alla chiesa trecentesca di Santa Maria della Scala che qui una volta si trovava. Fu eretto tra il 1775 e il 1778 da G. Pirmarini in forme neoclassiche. Semidistrutto durante la seconda guerra mondiale è stato in seguito ristrutturato. Dell’originaria edificio restano solo le strutture dell’interno. Oggi può accogliere circa tremila spettatori, tra platea, quattro ordini di palchi e due gallerie.

VIA MONTE NAPOLEONE
Aperta in gran parte bell’ottocento, è la più sfarzosa via di Milano, costeggiata da palazzi neoclassici e dai negozi più belli della città.

VILLA REALE
Era il palazzo del conte Ludovico Barbiano di Belgioioso, progettato nel 1790 dall’architetto viennese Pollak, in stile neoclassico. Fu dimora ufficiale di Napoleone, di Radetzky e del vicerè d’Italia Eugenio Beauharnais. oggi la struttura ospita la Galleria d’arte Moderna con pitture e sculture, principalmente lombarde del periodo neoclassico e romantico.

COME ARRIVARE A MILANO

IN AUTO
Milano è conosciuta nel mondo come importantissimo centro d’affari e di shopping. Crocevia tra l’Europa mediterranea e quella continentale è facilmente raggiungibile in auto. Attraverso l’ampia rete autostradale il capoluogo lombardo si collega con tutta l’Italia: per Bologna abbiamo la A1 (“autostrada del Sole”), per Genova la A7; per Como – Chiasso la A9 mentre per Torino – Trieste la A4, infine per Varese – Malpensa c’è la A8.
IN TRENO
Nodo ferroviario tra i più grandi d’Europa Milano concede a chi viaggia in treno collegamenti diretti verso con il resto d’Italia e con i maggiori città europee: dalla stazione centrale di piazza Duca D’Aosta quotidianamente prendono il via treni Intercity ed Eurostar. Le atre stazioni minori sono: Nord Milano, Porta Garibaldi, Porta Vittoria e Porta Genova.
IN AEREO
Milano/Linate e Milano/Malpensa sono i due aeroporti che gestiscono l’intenso traffico aereo nazionale e internazionale che converge sulla città ambrosiana.

COME CIRCOLARE A MILANO

MEZZI PUBBLICI
Spostarsi con i mezzi pubblici a Milano è comodo e adeguato. Tram, Filobus, Autobus e le tre linee della metropolitana arrivano anche le zone più periferiche della città. le tariffe delle linee di superficie della metropolitana sono riunite, il biglietto urbano non può essere adoperato due volte sulla metropolitana. È in vendita presso bar, edicole, tabacchi e distributori automatici, non si possono acquistare biglietti in vettura.
IN TAXI
I taxi milanesi sono di colore bianco. Posteggiano in zone munite di telefono (i numeri si trovano nell’elenco telefonico alla voce taxi). Quando si sale scatta la tariffa , nei giorni festivi, di notte e per i bagagli bisogna pagare un sovrapprezzo.
IN AUTO
Nel centro città esistono limiti alla sosta e ai parcheggi. Di seguito vi danno alcune informazioni utili per parcheggio l’auto senza rischi di contravvenzioni o di blocco della vettura con i ceppi.
Nelle aree limitate dalle strisce blu, è concessa la sosta a tutti i veicoli che mostrano in modo visibile la tessera “Sostamilano” che si può acquisire presso le rivendite autorizzate ATM, bar, tabaccherie. Nelle aree delimitate dalle strisce gialle possono sostare solo gli autoveicoli dei residenti dotate di contrassegno.
I parcheggi sono aperti dalle 7.00 alle 20.00.

LA CUCINA
“Tempo e pazienza, pazienza e tempo”: questi erano gli elementi sui quali, secondo Tolstoj (Guerra e Pace), si basava il generale russo Kutusov per sconfiggere Napoleone. E questi sono anche gli elementi sui quali si fondava la cucina milanese: il verbo al passato non vuol significare che è una cucina scomparsa, piuttosto che è una cucina fermata nel tempo da eventi storico – sociali (le grandi immigrazioni in Lombardia del primo e del secondo dopo guerra) e cultural-culinari (l’egemonia toscana nella ristorazione dal novecento in poi, connessa con una certa egemonia toscana nei mezzi di comunicazione dell’epoca, giornalismo ed editoria). “Pazienza e tempo” sono le sue caratteristiche tipiche ma poco moderne, quelle stesse che, dalla fine dell’ottocento, l’hanno tolta alla ribalta, relegandola nelle antiche case borghesi e defilando, anche, da evoluzioni e ammodernamenti, nel bene e nel male. Pazienza, tempo stuin: dove quest’ultimo è poi quello che i tecnici chiamano brasiera, cioè una speciale casseruola, ovale o più spesso a parallelepipedo con un coperchio che si incastra con estrema aderenza, e che permette cotture lente e lunghissime con lo stesso liquido che ricircola all’interno, veicolo di delicati e deliziosi scambi aromatici.

Nello stuin i milanesi facevano anche gli arrosti, soprattutto dell’amatissimo vitello, per cotture di almeno un paio d’ore. Per dare un’idea di che cosa significasse “tempo” per il cuoco milanese autentico ricorderemo che il nodino di vitello, in tutte le cucine richiede al massimo 12 minuti, in quella milanese si trasforma in rostin, si rosola rapidamente nel burro e nella pancetta, lo si bagna di vino bianco e si fa cuocere per un oretta o anche più. C’è una ragione di fondo per questo: la cucina milanese essenzialmente una cucina urbana fatta nelle cucine delle case, grandi o piccole, di una città scarsa di spazio: i camini non erano grandi, salvo nei palazzi, non erano camini da spiedo; erano camini da pentole appese, da casseruole basate su trespoli, da stuin, brasiere, con braci sotto e sopra. E quando le “cucine economiche” coi forni cominciarono a diffondersi, a metà dell’ottocento, lo stile era già formato: quello di una cucina che si poteva fare in piccoli camini con piccoli fuochi continui (il combustibile era abbondante), con scarse masse di brace. Ecco perché l’arrosto milanese è soprattutto di vitello: perché dal vitello la cottura lenta tira fuori il meglio, morbidezza, deliziosa collosità (glassatura), aromi e colori delicati.

Il manzo è amatissimo dai milanesi, ma finisce di solito lesso o in umido. Se si parla di questa cucina, ci si aspetta la solita diatriba sull’origine del risotto allo zafferano o su chi ha inventato la cotoletta alla milanese, ma son cose ridiscusse miriade di volte e ormai esaurite: della cotoletta ci interessa piuttosto dire che non va battuta ma va fritta con pazienza con il suo spessore naturale, del risotto che non ci vuole il vino, perché l’acidità di questo confligge con l’aroma, vivace ma delicato, dello zafferano. In vino va bene in altri risotti quello bianco di origine piemontese (Parma non c’entra niente, c’entra se mai il Parmigiano, come nella parmigiana alla melanzane campana, che tutti chiamano melanzane alla parmigiana.

Il milanese a tavola (il bussecone come amava chiamarlo, e chiamarsi, Carlo Porta) era uomo di forti passioni: nel senso che, in stagione, era di rigore la pacciada (strippata) di quello che stagione appunto offriva, fossero asparagi, gamberi d’acqua dolce, rane, cacciagione. Pranzi monotematici: un uso non scomparso, spostato attualmente su tartufi e sui funghi. Gli asparagi morivano rigorosamente con burro nocciola e grana grattugiato, i gamberi si mangiavano lessati in acqua con finocchio selvatico, accompagnati sempre dal burro fuso, le rane fritte in frittata, in squasset cioè in umido, nei risotti.

Capitolo a parte il pesce, che era all’ora rigorosamente d’acqua dolce: nella lista di vivande dell’albergo Europa (1836), che è una specie di summa della gastronomia milanese nell’epoca classica, figurano solo 4 pesci lessati: sturione, trutta, luzzo, branzino, e solo questo è di mare. Oggi Milano è inondata di pesce, ha il mercato ittico più fornito d’Italia, ma di tutta questa cultura del pesce nei ricettari milanesi non si trova traccia. Si trovano invece ottime ricette per il pesce d’acqua dolce, per esempio il paté d’anguilla (ma i lodigiani lo rivendicano) e il luccio brasato al vino rosso.

Non famose ma buonissime alcune minestre milanesi, il minestrone naturalmente (senza la zucca, mantovana) ma ancor più la minestra di riso e prezzemolo coi fegatini, quello di riso e porri, o la zuppa di rane. Alla base di tutto un buon brodo, che il milanese vuol fatto con reale o costa della croce o cappel di prete di bovino il più possibile maturo, e poi ristretto (brodon): provarlo con gli sbrofadei, una sorta di passatelli emiliani. Di cappone i brodi festivi per i “non milanesi” ravioli o tortellini. La Busecca , che oggi è considerata un secondo mentre era originariamente minestra, una sinfonia di tre tipi di trippa (chiappa, foiolo e riccia o francese) ci traghetta fra le carni, che poi sono fondamentalmente vitello e manzo. Dal bue si ricavano meraviglie come il manzo ala californiana (era una cascina vicino a Montevecchia) squisitezza a base di panna e aceto, lo stracotto, raffinatissimo, lardellato con lardelli rotolati in cognac e spezie, cotto molto lentamente (stuin) con poco vino rosso e brodo, il manzo in vescica per cui si vantavano origini longobarde.

Se parliamo ancora di Vitello, non scordiamoci la punta al forno e la sublime rognonata arrosto. Ancora con vitello, ma più spesso con il maiale, si facevano le famose polpette che a Milano sono involtini, in vari epifanie: quelle squisite della serva, quelle con l’acciuga, quelle con i fagioli bianchi di Spagna. Non molta pasticceria, ma interessante, a parte l’ormai universale panettone e le eredità austriache: per esempio le creme, il Cavollatt dal misterioso nome, la crema di mascarpone, oppure certi budini, quello di cedro, quello di riso, quello appunto del panettone avanzato. Molto originale il capitolo bibite, fra cui spiccano la barbajada (cioccolato e il caffè), la rossumada (frullato di uovo, zuccherro e vino bianco e rosso, il sapajean (idem con vino rosso e succo di limone) o le varie bavaresi (al femminile, a base di tè con liquori).

Un tempo Milano era una città molto “vinosa”, nel senso che nei dintorni immediati, per esempio, bizzarramente , a Busto Arsizio, si produceva un vino che il Porta, ditirambico poeta e bevitore, apprezzava estremamente, e che comunque erano ben noti. Oggi la provincia di Milano ha una sola DOC, San Colombano al Lambro, dove con un uva precoce detta verdea si fa un piacevole bianco e con un uvaggio simile a quello dei rossi Oltrepò, un rosso non profondo ma gradevole. Il vino popolare nella Milano attuale è naturalmente l’Oltrepò, sia Bonarda che Croatina che Barbera, tra i bianchi gli ottimi Riesling e Pinot. Ma per i vini come per il pesce, nell’attuale Milano, ex “da bere”, si trova tutto il meglio.

LA VITA NOTTURNA

La Milano notturna offre un enorme panorama di locali, per tutte le tasche, con ambienti di ogni tipo. Le zone della città che si ravvivano di più sono Brera e i Navigli, dove è possibile divertirsi, conoscere gente, provare birra e fare uno spuntino fino a tarda notte.

 

 

 

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